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CURARE. COME E PER QUANTO? Bormio 2021
BORMIO 16-19 SETTEMBRE 2021
Un percorso verso la nuova normalità
La consapevolezza della differenza tra il “curare” ed il “prendersi cura”, di un oggetto ma, a maggior ragione, di una persona, implicando l’uno soprattutto una sequenza coordinata di operazioni materiali, ed il secondo una consapevolezza relazionale, empatica e progettuale, è ormai parte del patrimonio culturale della generalità dei clinici e degli operatori della psichiatria.
Certamente meno presente, il secondo gruppo di valenze semantiche che la parola porta in sé, e che attengono invece all’idea di “preoccupazione”, “sollecitudine”, fino anche a “pena”, come comprensione empatica della sofferenza.
Se il primo gruppo di significati rimanda soprattutto alle valenze organizzative dei servizi, il secondo costituisce il fondamento dell’atteggiamento di attiva ricerca del benessere del proprio paziente, anche oltre la sua capacità di formulare una richiesta, che è proprio di ogni curante in psichiatria, e che impone, all’interno della fondante relazione di cura, la capacità di proporre, ma anche di condividere un progetto per l’esistenza, rispetto al quale non può esserci “compiacenza” (la “compliance” accettata dalla maggior parte delle specialità mediche), ma attiva e convinta adesione.
Questo chiede, naturalmente, che preliminare ad ogni azione sia una chiara definizione degli obiettivi che con quell’azione i due, curante e curato, si prefiggono: obiettivi non scontati, né nella loro natura, né nei tempi della loro realizzazione, né nei loro “esiti”: parola anche questa polisemica, che designa tanto gli scopi conseguiti, quanto le cicatrici degli scopi che non sono stati, e forse non potranno essere, conseguiti.
Due ambiti speciali di riflessione ci sono stati imposti dalla pandemia Covid 19. Il primo riguarda proprio il tempo della cura: non solo rispetto alla sua durata, ma anche rispetto alle sua fasi; un tempo diventato indefinito, ora lento, ora concitato, ora illeggibile e che impone continui riadeguamento di aspettative tanto a chi cura quanto a chi viene curato.
Il secondo riguarda proprio la definizione degli obiettivi. Sullo stesso crinale che sempre dobbiamo percorrere tra il principio di beneficialità e il principio di autonomia, il virus si colloca come un macigno, che ci ricorda brutalmente che l’essere fisicamente in vita e del paziente e nostro è precondizione di ogni possibilità di operare.
Di questo parla il Congresso: del background della cura, dei farmaci che lo sostanziano, della durata e della intensità del rapporto terapeutico e della presa in carico, dei suoi obiettivi, comunque sempre tesi verso un ritorno possibile alla autonomia piena.
TOPICS
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- Curare con gli stabilizzatori dell’umore: come e per quanto.
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- I trattamenti riabilitativi: come e per quanto. Le evidenze scientifiche.
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- I nutraceutici: una possibilità di integrazione alle cure.
- Post traumatic stress.
- I trattamenti off-label in psicofarmacoterapia.
- Evoluzione della psicopatologia al tempo del Covid.
- Aspetti neurobiologici dell’addiction.
- I trattamenti nella comorbilità tra disturbi mentali complessi e uso di sostanze.
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